I bisogni ed i desideri

 

Bisogni e desideri vengono spesso confusi tra di loro e sono abitualmente usati per esprimere lo stesso concetto.

Se ti venisse detto “io ho bisogno di te”, che cosa provi? E se invece ti dicessero “io ti desidero”? Notate che suono diverso hanno queste due frasi? Sono, infatti, portatrici di un messaggio ben differente.

Tra l’essere bisognosi e desideranti vi è differenza e, la confusione tra questi due concetti, può portare a una serie di fraintendimenti, soprattutto nelle relazioni interpersonali.

Tempo fa, avrei spiegato la differenza tra bisogno e desiderio in termini di importanza: il bisogno è più importante del desiderio. Come se il primo nascesse da un’esigenza specifica, un disequilibrio da ristabilire il prima possibile, mentre il secondo sia connesso a qualcosa di più astratto, un’esigenza del superfluo.

Con un esempio concreto: il bisogno è di acqua e pane, mentre il desiderio è quello di una caramella o di un’aranciata. Questa mia idea con il tempo è cambiata, partendo dall’incontro con il pensiero gestaltico secondo cui il desiderio è qualcosa di altrettanto fondamentale per l’essere umano.

 

IL BISOGNO

nasce dal corpo, da una spinta interna collegata sia a esigenze primarie, fondamentali per la sopravvivenza (mangiare, bere, dormire, scaldarsi, ecc.), sia a quelle secondarie, meno urgenti ma sempre essenziali (avere un lavoro, una casa, essere apprezzati, ecc.).  Il bisogno nasce da un oggetto che manca ed attiva un comportamento concreto per ottenerlo, con il risultato di piacere/frustrazione a seconda se si è riusciti a raggiungerlo o meno.

Il ciclo del bisogno è puramente biologico e si esaurisce quando viene soddisfatta un’esigenza. Il bisogno torna, è sempre lo stesso ed è la sua ciclicità che ci tiene in vita.

IL DESIDERIO, dal latino sidus, sideris, che significa stella o costellazione, è legato alla luce, a tutto quello che guida e porta chiarezza. Nel desiderio, la mancanza che sentiamo è fuori dal corpo e non è quella di un oggetto o sostanza, ma piuttosto di un vissuto ed un’azione psichica.

Il desiderio non porta al soddisfacimento immediato di qualcosa, né ci lascia immobili in attesa che qualcuno ci soddisfi, piuttosto ci dà una spinta che ci mette in cammino verso una direzione. In questo senso il desiderio è proattivo e fa in modo che la persona si attivi per arrivare a quello che desidera.

Buber scrive che in ognuno c’è qualcosa di prezioso che non c’è in nessun altro e questo l’uomo può scoprirlo solo se coglie veramente il proprio sentimento più profondo, il proprio desiderio fondamentale, cioè ciò che muove l’aspetto più intimo del proprio essere. È il desiderio connesso alla propria essenza, che ci connette alla vita e le dona colore.

Se il bisogno è come un pulsante on/off, si accende quando ci serve qualcosa, si spegne quando non ci serve nulla, il desiderio è, invece, una mappa che ci indica verso quale direzione andare.

Nella relazione fondata sul bisogno l’altro è funzionale al soddisfacimento di una mancanza; in quella fondata sul desiderio, il rapporto è, invece, basato sulla forza del desiderio stesso che porta a costruire qualcosa insieme.

Cosa accade se i nostri bisogni non vengono soddisfatti?

Il ruolo dei bisogni relazionali insoddisfatti ha un peso importante nella vita dell’individuo.

Secondo la psicologia della gestalt l’organismo è un sistema in equilibrio precario, in continua tensione verso l’omeostasi. Appena vi è carenza di qualcosa, emerge un bisogno che pone l’individuo in uno stato di attenzione al fine di selezionare dall’ambiente ciò che gli serve per ristabilire l’equilibrio.

Quando l’organismo ha placato il bisogno e risolto la situazione, la Gestalt si chiude e l’individuo potrà concentrarsi su un’altra situazione perturbante, irrisolta.

Può capitare che alcuni bisogni non vengano soddisfatti e quindi le situazioni rimangano irrisolte e aperte, in attesa verso l’evoluzione.

 

La psicologia del Sé identifica dei bisogni fondamentali, che spesso non vengono soddisfatti adeguatamente durante l’infanzia: sono quelli del riconoscimento, rispecchiamento e rassicurazione. Molte persone arrivano dallo psicoterapeuta perché rimangono bloccati in queste gestalt aperte.

– Il riconoscimento è quel processo in cui il bambino si sente visto dalla madre dalla quale ricerca contatto e calore affettivo. È il bisogno che spiega perché il latte materno non è sufficiente, ma occorrono anche contatto e cure psicologiche. I bambini hanno bisogno di amore e di tempo dedicato e su questo costruiscono il sentirsi degni d’amore e esseri di valore.

– Il rispecchiamento è il processo con cui la mamma entra in relazione profonda con il bambino. Gli occhi della mamma sono lo specchio per il Sé del bambino nei quali si costituisce la sua esistenza. La mamma rimanda un’immagine e il figlio, attraverso questo rimando, inizia a capire com’è fatto. Questo processo continua nella vita anche attraverso il rapporto con le altre persone. La conferma della propria identità avviene, infatti, nella relazione con gli altri dove si vedono i propri stati emotivi e i propri bisogni rispecchiati ed accettati.

– La rassicurazione consiste nel rassicurare dalle angosce di morte e dall’impotenza, attraverso una relazione empatica. Il bambino, nella sua crescita, si trova in un momento in cui viene investito da ataviche angosce che non riesce a tollerare da solo. In questo momento è importante la vicinanza affettiva della figura di accudimento primaria, che lo sostiene e gli fornisce oggetti interni rassicurante.

L’individuo ha necessità di essere riconosciuto, rispecchiato e rassicurato, per avere un sé coesivo, altrimenti subentrano problemi più o meno gravi. In questo processo è importante essere visti nella propria essenza, mentre quello che spesso accade è di venir riconosciuti per le caratteristiche che possediamo o per le azioni che facciamo. Se potessimo rivedere tutte le volte in cui i nostri bisogni sono stati ignorati ci imbatteremmo in ricordi molto spiacevoli.

La crescita dell’essere umano passa, come la crisalide alla farfalla, dai bisogni ai desideri. Alcune volte è necessario tornare bozzolo per poi arrivare alla forma più matura di farfalla. Riscoprire e soddisfare i propri bisogni fondamentali alcune volte sembra essere una tappa fondamentale per la propria evoluzione.

 

Un percorso di psicoterapia aiuta a diventare consapevoli di quei bisogni insoddisfatti e di quelle situazioni rimaste irrisolte che continuano a premere per essere soddisfatti e chiusi. La psicoterapia è utile per identificare i propri bisogni e desideri, per creare la mappa della propria vita e darle nuovamente colore. Quei bisogni rimasti insoddisfatti, là ed allora, non devono necessariamente rimanere tali per sempre, ma possono essere visti, riconosciuti e valorizzati nel qui ed ora. 

 

Bibliografia di riferimento:

  • Mahler M., Pine F., Bergman A., “ La nascita psicologica del bambino – Simbiosi e Individuazione”, Boringhieri, Torino, 1978;
  • Mazzei S., “ Principi della Body Psycotherapy: tra terapia della Gestalt e teoria delle relazioni oggettuali“, Rivista “Qui e Ora” n. 1, Mazzei Editore, Cagliari,1992;
  • Perls F. S: “L’io, la fame e l’aggressività”,Franco Angeli, Milano 1995;
  • Mazzei S., Si salvi chi può, Litotipografia Kalb s.a.s., Cagliari, 2017;